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Cahiers antispécistes n°01 -

L’implicito

Traduzione: Marco Reggio

Il linguaggio esclude implicitamente gli interessi dei non umani anche nei casi in cui essi sono i primi coinvolti: questo è un potente veicolo dello specismo.

L’uso del linguaggio implica sempre delle cose non-dette. L’interlocutore completa ciò che viene detto con ciò che è sottinteso. Questo è possibile solo se il parlante e l’interlocutore condividono lo stesso quadro di esperienze o di idee. Se dico: «è venuto Paul», bisogna che l’interlocutore conosca lo stesso «Paolo» che conosco io.

Il non-detto è senza dubbio inevitabile, ma non è sempre innocente. Poiché ciò che è sottinteso è indispensabile alla comprensione, l’interlocutore è come forzato, almeno per un istante, a riferirsi ad esso, a servirsene, e quindi ad accettare le idee, o addirittura l’ideologia, che esso contiene, anche se non è d’accordo con esse, o altrimenti egli deve fingere di non capire. Perfino il semplice fatto di chiamare qualcuno «Paul» può essere una violenza; per esempio, può chiamarsi Ahmed, ma essere stato obbligato contro la propria volontà da parte delle autorità a scegliere un nome francese. Un altro esempio è quello degli insulti: se ad un omosessuale viene dato del «finocchio», lui è obbligato o ad ammettere il carattere dispregiativo dell’epiteto, o a fingere di non capire che lo si vuole insultare (per esempio, rispondendo: «sì, e allora?»).

Così, l’uso del non-detto può costituire una vera e propria trappola linguistica, e – di fatto – è spesso usato come tale. Dire, come fanno i sostenitori della vivisezione, che la vivisezione è utile, o, come molti dei suoi detrattori, che è inutile, sottintende sempre: «utile – o inutile – per gli umani», e obbliga così ad ammettere che «utile/inutile» e «utile/inutile per gli umani» sono sinonimi. Se si rifiuta di essere specisti, non si possono capire queste frasi; capirle, come capire le decine di frasi analoghe che si sentono ogni giorno, significa ogni volta essere indotti a prendere parte allo specismo. E portare qualcuno a prendere parte a qualcosa di sua spontanea volontà, a «compromettersi», è un efficace trucco psicologico per dissuaderlo dall’opporsi.

Allo stesso modo, dire che la carne fa bene alla salute, o che fa male alla salute, lascia implicito della salute di chi si parla. È chiaro che mangiare carne non fa bene alla salute di colui che viene mangiato.

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